Il tecnico della Ternana a gamba tesa contro il regolamento dei dilettanti, che è fra le cause della mancata crescita del calcio italiano
Nello scorso fine settimana è scattato il campionato di serie D con tanti ex rossoverdi protagonisti.
L’allenatore rossoverde Cristiano Lucarelli dice la sua, puntando l’indice contro la norma che impone di schierare 4 calciatori fra Under 18 e Under 21 obbligatoriamente nell’undici di partenza e comunque per tutti i 90′.
“Ieri è iniziato il Campionato di serie D, anche quest’anno con L’OBBLIGO delle quattro quote….
Siccome quasi tutti le utilizzano sugli esterni destra e sinistra ad occhio e croce in Italia nell’ultimo decennio o forse più avremmo dovuto sfornare almeno 1000 Paolo Maldini e 1000 Maicon”
Lucarelli punta l’indice su una piaga forte del calcio italiano, quella che appunto costringe le società di serie D (ma a scendere anche di Eccellenza, Promozione e Prima Categoria), ad utilizzare un numero obbligatorio di Under (per le serie sotto la D varia da regione a regione), in questo modo non valorizzando affatto i calciatori, che vengono schierati non perchè meritano ma per ottemperare ad una norma che porta anche soldi a chi schiera più giovani. Salvo poi dopo un biennio scivolare quasi tutti in Prima o Seconda Categoria per non più utili alla causa.
Lo stesso può dirsi della norma sugli Under 23 che in Lega Pro, con squadre che in passato ne hanno fatto abbondante uso. E in serie B la questione ha ovviamente dei riflessi simili, anche se molti club riescono a farcela da soli senza ricorrere a prestiti. Una situazione che – non c’è dubbio su questo ha contribuito alla discesa in picchiata della Nazionale italiana e del nostro sistema calcio, incapace di sfornare veri talenti.