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Dentuti, il bomber delle Fere che divenne frate benedettino

Storie di calcio d’antan: l’attaccante pugliese fu protagonista di quattro ottime stagioni in rossoverde, prima di lasciare improvvisamente l’attività

Fra le tante storie di calcio degli albori ce n’è una curiosa perchè riguarda un calciatore che per ben quattro anni ha vestito, con ottimo successo, la maglia di quella che si chiamava allora Borzacchini Terni, l’antenata della Ternana

Il suo nome è Giorgio Dentuti. Barese, attaccante classe 1914, alla Ternana arriva nell’estate 1939, quando la formazione, allora allenata da Guido Gianfardoni militava nel girone F della serie C. Che era una terza serie, come oggi, ma molto diversa, composta di calciatori dilettanti. Dentuti ci arriva provenendo da una stagione a Lecce dove per vari motivi aveva giocato poco. La Ternana è la sua prima vera esperienza dopo gli inizi da giovanissimo a Bari e un passaggio a L’Aquila: annate con poche partite ma tutte fra A e B  e con qualche soddisfazione, fra cui anche un gol alla Juve.

Da Bari si era portato dietro il soprannome di “Santarello”, perchè la sua profonda fede cattolica- di cui era fervente praticante – era emersa sin da bambino ed era grande quanto la sua passione ed il suo talento per il calcio.

A Terni trova la consacrazione: sono 102 le presenze in serie C, sotto la guda di Gianfardoni, Eraldo Pangrazi, Enrico Colombari ed infine Gino Rossetti. Sono gli anni della guerra, quindi si gioca poco e in maniera piuttosto dilatata, ma Dentuti ha comunque l’0ccasione di mettersi in mostra. Complessivamente segna 23 gol, fra i quali due anche al Perugia (uno in Coppa Italia nel 1940 ed uno in campionato nel 1942).

Alla fine della stagione 1942-43, con la guerra nel suo pieno atto distruttivo, la Borzacchini cerca comunque di restare in piedi ma tanti giocatori se ne vanno. Fra questi Dentuti, che passa al Conversano, dove però resta pochi mesi. A soli 29 anni infatti, decide di lasciare il calcio e prendere i voti come monaco benedettino:  prima a Cava de’Tirreni dove era addetto al restauro di libri antichi, e poi a Noci, nel Monastero di Santa Maria della Scala, dove fu bibliotecario. Proprio a Noci, per un periodo di tempo, la sua passione per il calcio riaffiorò a tal punto da organizzare una squadra di Monaci.

Passati i 55 anni, scelse di provare a diventare sacerdote, ma l’età era ormai avanzata: nel 1973 sciolse così anche i voti monacali e tornò alla famiglia. A lui oggi è  intitolata una delle salite dello Stadio San Nicola di Bari.

 

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