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Cinque anni fa l’addio a Bronzetti, il re ternano del calciomercato

Concittadino illustre, prima di diventare uno degli agenti Fifa più importanti del mondo, era stato capace di grandi cose anche nella Ternana

E’ stato per anni, “l’ambasciatore” del Real Madrid in Italia: Ernesto Bronzetti, ternano purosangue, di professione “mediatore calcistico”, in realtà agente Fifa, era salito ai vertici della sua professione allacciando amicizie stabili e complete con personaggi del calibro di Florentino Perez, Adriano Galliani e Silvio Berlusconi. Ma anche, ai tempi, con Luciano Moggi. Insomma un grande che se ne è andato nel febbraio del 2016, quando non aveva ancora settanta anni.

Non doveva far vedere la sua carta di identità per far capire che lui era ternano: bastava la parlata, con un’inflessione che manteneva pure quando si esprimeva in inglese e soprattutto in spagnolo, cosa difficile di suo. Iniziò nel mondo del calcio da giovane quando riuscì a sollevare una Ternana allo sbando inventandosi presidenti e strutture organizzative. E pure allenatore. Ma era il suo lavoro, che amava. La vicenda Calciopoli, la sua amicizia con Moggi, lo sfiorò e per un momento venne messo ai margini del calcio. Quando tutto fu chiarito, quando passò il giusto tempo, rientrò alla grande: il giorno dopo, prese il cartellino di Cristian Vieri e lo collocò all’Atletico Madrid, segno che il tempo non era passato invano e che tutti lo ricordavano per quello che era, tra le tante doti prima di tutto una persona corretta.

Da quel momento non smise mai di fare la spola tra la Spagna, l’Italia e Terni, perché era la sua città. Ogni movimento di giocatori ma anche di allenatori, tra la nazione iberica e l’Italia passava da lui. Decise che Carlo Ancelotti era l’allenatore ideale per il Real e lo impose a Florentino Peres e Ancelotti lo ripagò con la vittoria della “decima” Coppa dei Campioni. Una sua caratteristica? Non “se la tirava”, rimaneva sempre lo stesso anche quando qualcuno gli mostrava una foto nella quale compariva insieme ai grandissimi del calcio: rideva, una battuta ed era di nuovo al telefono. Un piccolo aneddoto: come molti ternani, parlava al cellulare ad alta voce e quando iniziò le trattative per portare Ronaldinho e Zambrotta dal Barcellona al Milan, lo seppe l’intero palazzo dove abitava, vicino al Lungonera: la trattativa l’aveva condotta praticamente tutta nel balcone. Più di qualche quotidiano riprese l’indiscrezione con lui che si lamentava di una fuga di notizia. Il giorno tristissimo dell’addio era, s’è detto, febbraio, si schierarono dietro il feretro sia Adriano Galliani che Carlo Ancelotti, segno che l’amicizia era profonda.

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