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La rivelazione dell’ex D’Aversa: “Ho avuto il Coronavirus, ma l’ho saputo solo in questi giorni”

Clamorosa rivelazione dell’ex centrocampista rossoverde a ParmaToday: “Avevo al febbre, nessuno mi ha fatto i tamponi: l’ho scoperto solo coi test sierologici”

L’ex rossoverde Roberto D’Aversa, oggi allenatore del Parma in serie A ha avuto il Coronavirus. Lo racconta il tecnico in una lunga intervista a ParmaToday ripresa dai colleghi del sito gemello forzaparma.it (dal quale abbiamo tratto la foto)

Ho avuto paura – dice – non tanto per me stesso ma per i miei cari, per i miei genitori, per la mia famiglia, per mia moglie e per i bambini”. L’incontro ravvicinato col Covid è arrivato quasi subito per lui, dopo la ormai celebre partita contro la Spal prima bloccata dal ministro dello Sport e poi disputata un’ora e mezza dopo. “Ero abbastanza sereno perché mia moglie, dopo la chiusura delle scuole, è andata a Pescara. La paura principale è stata per i miei genitori che hanno una certa età ma per fortuna è andato tutto bene”

Piuttosto è sconcertante la rivelazione che fa di come ha scoperto la malattia: “Io ho avuto un po’ di febbre diversi giorni dopo la gara con la Spal niente di grave ma non avendo fatto i tamponi non potevamo stabilire se avessi contratto il Covid-19 oppure no, lo hanno stabilito soltanto i test sierologici a cui siamo stati sottoposti in questi ultimi giorni I sintomi sono stati leggeri, ho avuto 37 di febbre, cosa che mi succede ogni anno”.

QUARANTENA. Come tutti, anche D’Aversa ha passato il lockdown in casa, ma con lui nella seconda parte almeno c’era la famiglia: “I miei figli si sono ritrovati da una situazione normale in cui andavano a scuola e facevano sport a stare invece chiusi a casa. I due più grandi, Simone e Francesco di 12 e 10 anni, capiscono le problematiche e sono stati i primi ad essere spaventati e magari a non voler uscire di casa. Sofia, che ha 5 anni, ha mostrato nonostante sia piccolina, una certa maturità: ogni volta che si deve uscire è la prima a indossare la mascherina. Dimostra già una sensibilità da adulta. C’è stato poco da spiegare, dai telegiornali hanno poi capito ancora di più la gravità della situazione”.

E prosegue: “Se non altro, sono stato con la mia famiglia, cosa che da calciatore e da allenatore ho fatto poco perché solitamente si dedica più tempo al lavoro che alla famiglia. O comunque, almeno io, ho questo difetto: a volte metto in secondo piano la famiglia per il lavoro. In questo caso ne ho approfittato, nella seconda parte di questa quarantena sono stato con loro. Nel primo periodo invece sono rimasto qui a Parma da solo. Ho fatto quanto non ho fatto in questi anni, sistemare la casa, il terrazzo: tutte cose per le quali c’è sempre meno tempo”.

NIENTE CALCIO. Quarantena senza calcio, almeno nei primi giorni, per lui:  “Non ce la facevo mentalmente a concentrarmi sul calcio quando vedevo determinate situazioni. La gente moriva a causa di questo virus. Alcune città sono state colpite in maniera devastante. Ho pensato di più alla vita privata e alla salute familiare”.

CONFUSIONE. Poi l’accusa:  “Siamo arrivati tutti quanti impreparati ed è anche comprensibile. Dal punto di vista sportivo si è fatta un po’ di confusione, dal punto di vista di cittadino italiano avrei voluto avere la possibilità di fare un tampone a prescindere dalla categoria alla quale si appartiene. Credo che a ogni cittadino italiano si debba dare la possibilità di fare un tampone, capire cosa si ha. Io sono rimasto nel dubbio sul fatto che potessi averlo oppure no. Per fortuna siamo stati responsabili, perché altrimenti avrei potuto mettere in difficoltà altre persone. Ma adesso è inutile far polemica. Mi auguro che quanto successo possa farci migliorare su tanti aspetti, perché tutti quanti paghiamo le tasse e tutti dobbiamo godere degli stessi diritti a prescindere dal ruolo svolto”.

 

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