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Fabris sulla fine del suo rapporto con le Fere: “Ci si aspetta sempre un codice da uomini e invece…”

L’ex collaboratore di De Canio ospite di Ivano Mari a Teleterni: “Avevo già detto ad alcuni come sarebbe andata a finire”. Sulla ripresa possibile della stagione: “Significa non capire il problema”

L’ex capitano della Ternana Fabrizio Fabris, già responsabile della scuola calcio della Ternana e collaboratore di De Caio è stato ospite a Notte rossoverde, su TeleTerni, in collegamento skype con Ivano Mari. Tanti gli argomenti sul piatto ma uno di questi è stata l’interruzione del suo rapporto con la Ternana.

Fabris fu di fatto accantonato, insieme ad Ezio Brevi, allora vice di De Canio, dopo il celebre allenamento diretto la vigilia di Natale di due anni fa, quando De Canio fu convocato a Roma dalla società. Un allenamento al quale prese parte anche un Diakitè allora messo fuori rosa da De Canio. Da allora, andò in scena una situazione surreale, perchè Fabris e Brevi – mai esonerati – sono rimasti un anno sotto contratto con la Ternana senza fare niente.

SENZA REMORE. Fabris la racconta, senza peli sulla lingua: “Ci sono rimasto male dell’accantonamento? Certo, è normale. Il problema è che uno si aspetta sempre un codice da uomini, con la U maiuscola, ma questo viene meno. Purtroppo quando si fa questo mestiere bisogna metterlo in conto, prenderne atto ed andare avanti, perchè la vita non finisce“. Fabris spiega ancora: “Ho accettato la decisione, non condividendola. Mi sono ripresentato solo una volta, quando sono arrivati il ds Leone e Gallo. L’ho fatto per educazione ed anche per salutare Gallo, col quale abbiamo giocato insieme a Terni qualche mese. Ho detto che io ed Ezio davamo la nostra disponibilità ad aiutare, visto che eravamo sotto contratto”.

Su questo punto Fabris aggiunge: “Ranucci era stato chiaro, relativamente alla nostra situazione, ma qualcuno ha fatto finta di dimenticarsene. Avevo previsto che sarebbe andata a finire così, possono testimoniarlo anche altri, per esempio Borrello”. Anche lui, come è noto, non riconfermato alla guida della Under 17.

QUARANTENA E CALCIO GIOVANILE. Fabris, che oggi insegna a scuola e che ha sempre lavorato molto nei settori giovanili, parla della crisi del settore che subentrerà alla ripartenza: “Il problema di fondo è che questa situazione porterà problemi dal punto di vista socio-economiche: da questo punto di vista si sta lavorando ma cure definitive non sono mai state prese, è chiaro che il calcio, soprattutto i dilettanti e le giovanili, incontreranno dei problemi, molto più di quelli che incontrano ora. Ci sono ragazzi che fanno gli istruttori, che vivono di questo o gente che svolge funzioni accessorie ma importanti, che pagheranno dazio”. 

E aggiunge:”Per i ragazzi il danno è dal punto di vista sportivo: non potersi allenare, condividere la partita, le gare, le sensazioni. Siamo tutti chiamati ad una prova importanti per ripartire. Il contraccolpo si sentirà eccome. Ci sarà per il calcio giovanile da rivedere le quote, perché è quella che permette di pagare gli istruttori e il materiale e chi ha sponsor dovrà capire se potrà ancora contarci”.

NO ALLA RIPRESA. Fabri non ha dubbi: “Non sono a favore della ripresa del calcio a breve, nemmeno per la serie A. Questo aspetto dimostra che siamo un paese di grandi menti, grande volontà ma anche di un pressappochismo incredibile dove ognuno pensa al suo orto. Non è solo un pallone che rotola, ci si muove sempre con 40-50 persone, senza contare tutto quello che c’è quando si gioca in casa, anche senza pubblico. La squadra che va in trasferta, poi deve pensare all’albergo, come fa? Si divide in 30 stanze? Pensare di riprendere a giocare ora significa non essere dentro al problema, non se ne dovrebbe nemmeno parlare”

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