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La Ternana, il suo calcio, Che Guevara e Bandecchi: Lucarelli si racconta a Repubblica

Lunga intervista fra calcio e politica al tecnico sulle pagine del quotidiano romano. C’è la filosofia che lo guida, nel lavoro ma anche nella vita

Cristiano Lucarelli e la stagione d’oro della Ternana continuano a conquistare i quotidiani nazionali generalisti. Dopo Il Tempo e Avvenire, tocca a Repubblica dedicare un articolo ai rossoverdi.

Il quotidiano romano, ovviamente, affronta l’aspetto da un lato più ampio rispetto a quello sportivo: c’è il sociale, il Lucarelli uomo e ovviamente c’è anche la politica, che a Repubblica è sempre il centro, anche ora che il quotidiano ha cambiato direzione.

LUCARELLI E LA SUA STORIA. La dicotomia con Bandecchi, concittadino ma di simpatie missine opposte alle sue di sinistra (celebre l’immagine di Che Guevara sotto la maglietta) è il leitmotiv anche quando si parla di Lucarelli che per primo ha portato il suo Livorno in serie A ed in Europa: “Io lottavo per il pane, non per il filetto. Ho segnato 240 gol ovunque e a chiunque, sono stato capocannoniere ma tutto è stato sottovalutato rispetto ai miei ideali politici, che pure porterò nella tomba”.

Lucarelli si dice deluso dalla sinistra attuale: “È una pseudo sinistra nell’Italia dei politici mestieranti e degli arrivisti, non vedo più il senso dello Stato, da otto anni non voto. È assurdo che molti tra gli ideali portanti della Costituzione non siedano neppure in Parlamento”. E la differenza con Bandecchi? Lucarelli spiega: “Il primo giorno ci abbiamo scherzato, lui mi ha detto di essere liberale e di odiare le etichette, su questo siamo d’accordo. Mi ha scelto perché gli piaceva come facevo giocare il Catania. Mi ha detto che da calciatore ero l’idolo di suo fratello”

IL GIOCO. Conta, ovviamente, come gioca la Ternana. Lucarelli non ha dubbi: “La palla dev’essere nostra, è un dogma. E nei rari momenti in cui ce l’hanno gli altri, noi si aggredisce. Faticoso ma elettrizzante”. E cita di nuovo il suo maestro Mazzarri sull’importanza di avere buoni giocatori.

Ma ribadisce: “Se al 90’ stiamo pareggiando una partita che si era messa male, io voglio comunque vincerla nei minuti di recupero, com’è successo per esempio ad Avellino. E di uno zero a zero difensivo non voglio neppure sentir parlare per scherzo”.

LA SERIE C. La terza serie è pane duro, ma alla Ternana un po’ meno: “Ho visto piazze dove si partiva alle cinque della domenica mattina per andare a giocare, con le nostre auto e senza neppure i soldi per la benzina. Invece, alla Ternana il 10 dicembre hanno pagato lo stipendio di novembre, e il 22 quello di dicembre: mai successo neanche in Serie A”.

E ricordando il ‘gran rifiuto’ ai soldi del Torino per restare a Livorno ribadisce: “Direi ancora: tenetevi il miliardo. Ma a mio figlio non lo consiglierei. Perché ogni no e ogni sì vanno calati nel momento: io scelsi di fare il trapezista senza rete, mi andò bene. E comunque, un livornese ricco si sente sempre un po’ in colpa”.

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