La Ternana presenta in pompa magna una mascotte gigante di cartapesta: le ironie dei perugini e la triste fine
Alta cinque metri, fatta di cartapesta e costata – si disse 600.000 euro, la superficie tappezzata di sponsor. Il 24 luglio 2003, in piena era Agarini, la Ternana presenta in pompa magna in piazza Europa la sua prima mascotte “fisica”. Dalle sembianze di un drago, ma a dire il vero nemmeno bellissima e dall’aria triste e malinconica. Insomma, tutto il contrario di quello che una mascotte avrebbe dovuto rappresentare.
Un drago, certamente. Ma maschio o femmina? Luigi Agarini, presidente rossoverde era stato chiaro: “E’ una draghetta, femmina, si chiamerà Nanà“. L’allora direttore marketing Cristiano Leonardi confermava nel corso di una chat col forum dei tifosi rossoverdi: “Il nome è ispirato a Ternana, sarà una draghetta, la metteremo… in un posto poco ventoso, visto che è di cartapesta“.
In un certo senso, il destino di quella mascotte fu segnato il giorno stesso della sua presentazione. Perchè il fatto che fosse stata battezzata femmina, fu immediatamente oggetto di facile ironia da parte dei tifosi del Perugia, che non esitarono a realizzare striscioni nel quale il virile Grifo “possedeva”- in diverse posizioni- la draghetta Nanà. Apriti cielo, ovviamente.
Colti sull’orgoglio, dai vertici rossoverdi giunse il ripensamento: “Il suo nome sarà Fera, non più una femmina, bensì un maschio”.
Fera (ex Nanà) staziona per un pò di tempo davanti al tunnel degli spogliatoi e nelle intenzioni della società avrebbe dovuto avere una vita propria in campo, sotto forma di una mascotte umana e dare il via alla campagna di marketing rossoverde, ma dopo breve tempo, un pò come quella stagione rossoverde, cade nell’oblio. Ben presto viene abbandonata in un sottoscala del centro commerciale, poi un parcheggio. Con ancora i cartelli degli sponsor – che l’avevano quasi interamente finanziata – ancora bene in vista.