Il bomber di Fiorentina e Messina, con un breve trascorso alla Ternana, racconta la sua particolare storia, una volta smesso di fare il calciatore
Ha segnato più di 300 gol in carriera, di cui 19 in un campionato di Serie A. Un breve trascorso alla Ternana, dove non ha lasciato alcun segno (6 presenze ed una sola rete, in Coppa Italia, nella prima parte della stagione 2008/09).
Oggi Christian Riganò, attaccante di Lipari, che a 25 anni lavorava ancora come muratore mentre inseguiva il sogno di diventare calciatore nei campetti dilettantistici, è tornato alle origini. Il 49enne ex bomber, che ha raggiunto l’apice della carriera con la maglia della Fiorentina (uomo simbolo della scalata della Viola dalla C2 alla A) e del Messina, intervistato dal ‘Corriere della Sera‘ ha raccontato: “Due cose so fare nella vita: i gol e il muratore. Così, dopo aver smesso di giocare, sono tornato a fare il mio mestiere: mi piace e ne vado orgoglioso”.
“Avevo lasciato questo lavoro a tre quarti, nemmeno a metà — afferma Riganò — Io sono questo: amo costruire e riparare le cose. Così, non avendo avuto chiamate per allenare sono tornato a fare il mio mestiere. Ho preso due patentini per allenare… Amo il calcio, ma si vede che non sono adatto per quello di oggi, fatto principalmente di sponsor, non accetto compromessi. Certo, se poi arrivasse la chiamata giusta sarei pronto a tornare in panchina”.
Sulle motivazioni che lo hanno spinto a tornare a lavorare, nonostante i soldi guadagnati durante la vita da calciatore di Serie A: “Ho guadagnato bene e ne sono felice. Nella mia intera carriera, però, ho incassato quanto molti giocatori di media fascia oggi guadagnano in due tre mesi. Così, poi, bisogna tornare a lavorare”