Nel 2004 il tecnico che aveva fatto le fortune dell’Atalanta venne chiamato a sostituire Verdelli, ma pagò uno spogliatoio spaccato e poco incline ad accettarlo
Si può identificare come la vera meteora delle panchine del calcio ternano: nessuno come lui ha retto poco alla guida tecnica dei rossoverdi. Giovanni Vavassori, proveniente da Bergamo, allenò nel 2004 la Ternana per due sole gare. E dire che aveva fatto benissimo con la prima squadra dell’Atalanta, con cui aveva pure vinto un campionato nazionale Primavera. A Terni era venuto per recuperare una situazione che si era deteriorata con Corrado Verdelli, anch’egli arrivato in riva al Nera con grande aspettative: la Ternana in quel periodo faceva parte del lotto delle favorite e tifosi e società si aspettavano solo vittorie.
Gli bastò un sola giornata per capire che lo spogliatoio era spaccatissimo, che non lo voleva e che avrebbe fatto il diavolo a quattro per mandarlo via. Alla seconda panchina aveva capito che non era aria e si dimise, con grande signorilità, c’è da dire, e senza polemiche. Se ne tornò alla sua Bergamo e mise una riga sull’Umbria calcistica. Un paio di clan “regionali” di giocatori erano stati alla base del divorzio, clan che avevano avuto in mano squadra e società anche l’anno precedente.
Verdelli si era espresso in una frazione di campionato con poco successo. Però va detto che la squadra era veramente forte e la stagione alla fine venne ben rappezzata. Ci fossero stati i playoff avrebbe spareggiato per la Serie A, alla fine la Ternana si classificò al nono posto. Dopo Vavassori arrivò, sempre per due giornate, Claudio Tobia. Dall’ottava giornata alla quarantesima sedette sulla panchina Fabio Brini. Infine sino alla fine del campionato ritornò, sempre per due giornate, ancora Claudio Tobia in una successione di tecnici che, per fortuna, successivamente non sarebbe mai più avvenuta.
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