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La Ternana di Rino Marchesi, il gentiluomo dimenticato

Gran collettivo, bel gioco e una promozione sfiorata nonostante un organico non eccezionale nella stagione ’77-78 per il tecnico che poi avrebbe fatto grandi cose altrove

Di Rino Marchesi si è sempre parlato poco in casa Ternana e anche i tifosi tendono a dimenticarlo, chissà perché. Forse per il suo carattere schivo che ne ha fatto un esempio di gentleman e non ha alimentato alcuna polemica? O forse per il fatto che a Terni è rimasto una sola stagione completa  (1977-78) preferendo lasciare la città dopo il bel risultato conseguito e ben coscio che la bufera societaria sarebbe arrivata da lì a poco?

Eppure, almeno a Terni, il bel gioco sotto la spinta del lombardo Marchesi s’è visto. E col gioco pure i risultati perché, anche questo viene quasi dimenticato, la squadra fece un campionato di vertice arrivando a due soli punti da un’altra storica promozione. Quell’anno la squadra buttò al vento i suoi sogni di vittoria dopo una inopinata sconfitta casalinga contro il Palermo (1-2) lasciando sul piatto i punti che l’avrebbero condotta in Serie A in carrozza. E dire che la squadra non era fortissima; innanzitutto mancava di un bomber, al punto che i marcatori più prolifici, si fa per dire, furono Carmelo La Torre e Dino Pagliari, con sole cinque reti ciascuno.

Il collettivo, il gioco intelligente di Marchesi, che privilegiò soprattutto la difesa, fecero il resto. In porta Poerio Mascella, scomparso da pochissimo tempo, che giocò tutte le gare e poi rimase anche nel cuore dei tifosi. Per ricordare l’impresa di Marchesi va ricordato l’organico con Bianchi e Mascella come portieri. I difensori erano Broggio, Cei, Codogno, Ferla, Gelli, Ratti, Volpi. Da centrocampisti giostrarono Aristei, Bagnato, Biagini, Caccia, Casone, Ciccotelli mentre all’attacco venivano schierati De Rosa, La Torre, Marchei, Martini, Pagliari, Passalacqua, Zanolla.

La qualità di Marchesi si impose solo due anni dopo, quando con il Napoli, anche in quel caso non una corazzata, arrivò terzo ad una manciata di punti dal titolo.  Riuscì ad allenare per un paio d’anni, anche la Juventus ma era quelli erano gli anni (1986-88) del dopo Platini e la squadra non andò oltre una onesta classifica.

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