Un giorno memorabile per 20.000 ternani nel ‘Liberati’ ante allargamento: la vittoria sul Novara di Pulici e poi canti, sfottò e caroselli a oltranza

Niente festa di popolo, niente bagno in alcuna fontana come si conviene in questi casi. Tutti i tifosi distanziati e con mascherina a festeggiare la vittoria strepitosa della Ternana in questo campionato: la coreografia lungo il Viale dello Stadio è stata davvero bella, senza sbavature. Ci sarà tempo per rifarsi ma il momento era ora. Nessuno però poteva farci nulla. Nella memoria storica rossoverde, di feste per le vittorie delle Fere ce ne sono state tante.

Tutte indimenticabili, tutte partecipate. Però quelle più intense sono soprattutto due: la prima dopo lo spareggio di Cesena contro il Chieti, ma in quel caso la festa venne “celebrata” fuori della città, in Romagna,  perché i 14mila presenti al Manuzzi erano, nei fatti, tutti i tifosi rossoverdi. A Terni non c’era un cane, come si dice, manco ci fosse stata la pandemia. Festa grande anche per l’ultima gara del campionato trionfante del 1972, che vide sbarcare per la prima volta i rossoverdi in serie A. L’ultima partita vedeva le Fere affrontare un tranquillo Novara, che in porta aveva un campione, quel Felice Pulici che poi avrebbe fatto carriera, vincendo anche uno scudetto con la Lazio.

La gara si giocava a giugno, il 18 alle sei del pomeriggio: ai tempi la partite dovevano svolgersi in contemporanea e quindi, non essendo disponibili in tutti i campi l’impianto di illuminazione, si decise per il tardo pomeriggio. Lo stadio Liberati, la prima versione ante allargamento, poteva contenere circa 15-18.000 spettatori a seconda di come venivano stipati: quel giorno si dice che ce ne entrarono 20.000. Alle 14 il Liberati era pieno zeppo che nemmeno uno spillo tirato dall’alto sarebbe caduto in terra. Ci furono quattro ore di canti continui, di sfottò verso i perugini: la canzone che era diventata l’inno della squadra “Me pizzica, me mozzica” fu fatta suonare almeno una decina di volte, tanto per allenare i tifosi.

La versione, a memoria, era quella di Alvaro Vitali, stornellatore romano. Guardando le foto e spulciando i ricordi non c’erano meno di 8.000 bandiere che non si fermarono un istante. La Ternana incanalò subito la partita verso la vittoria: alla fine fu un 3-1 senza storia con Pulici che fece anche una serie infinite di parate. Quel giorno anche il Real Madrid avrebbe perso sulla spinta dell’entusiasmo degli spettatori. Al 14’ la Ternana era già in vantaggio con Valle. Segnarono poi due simboli di quella squadra, Cardillo e per ultimo Marinai, il capitano a suggellare una stagione strepitosa. L’arbitro era il milanese Casarin.

Al triplice fischio dell’arbitro la folla rimase lì, ferma, continuando a festeggiare e a cantare perché a nessuno andava di abbandonare lo stadio che aveva visto una performance così importante. Poi tutti in macchina a fare caroselli e feste per la promozione con puntate anche a Perugia: un giro per Corso Vannucci, allora aperto alle auto, non venne negato a nessuno. E i perugini, zitti e muti.