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Ternana, se il Liberati insegue ancora il Bentegodi

Alla vigilia  del rifacimento che lo renderà un gioiello, ecco la storia dello stadio cittadino ideato da Leopoldo Baruchello, lo stesso architetto dell’impianto veronese

L’elemento per un gemellaggio c’è. Ed è forte. Già, perché giocare in due stadi identici può legare le squadre di calcio, i suoi tifosi e l’immaginario collettivo di coloro che le seguono. Eppure non c’è stata notizia di un avvicinamento tra i tifosi della Ternana e quelli dell’Hellas Verona, non in cagnesco ma si ignorano. I loro teatri di gioco però rimangono identici, incredibilmente identici, il Bentegodi (Marcantonio Bentegodi, per la precisione, un precursore dello Sport) e il Liberati sono fatti con la fotocopiatrice.

Nessun plagio, sia chiaro, ma solo l’opera di un architetto, lo stesso, che risponde al nome di Leopoldo Baruchello. Lui, il Baruchello, aveva avuto dagli amministratori veronesi l’incarico di rifare lo stadio cittadino che si trovava nel centro abitato e che aveva lo stesso nome. L’impianto piacque ai dirigenti dell’Hellas Verona ma anche agli amministratori ternani che incaricarono lo stesso Baruchello di creare una struttura più confacente rispetto a quella esausta del “Viale Brin”. Baruchello non si smentì e sfornò, salvo piccoli dettagli, uno stadio come quello di Verona, solo un po’ più piccolo.

La fine dei lavori nell’agosto del 1969, l’inaugurazione contro la formazione brasiliana del Palmeiras. La cronaca di quel giorno mise in evidenza due cose: la vittoria per due a zero del Palmeiras e lo stadio stracolmo, coi ternani a strabuzzare gli occhi per quanto era bello. I rossoverdi giocavano il campionato di serie B ed il Liberati era più che sufficiente. Ma la Ternana inseguiva in quel tempo il suo momento migliore: fatto sta che nel 1972 venne addirittura promossa in Serie A. Chi conosceva bene gli amministratori comunali del tempo, ricorderà come nel loro privato facessero il tifo contro perché non ci fosse il salto di categoria. Il perché?

Una volta saliti nella massima serie, la sera della vittoriosa partita contro il Novara, il presidente Giorgio Taddei incontrò il sindaco Dante Sotgiu presentandogli la richiesta di un ampliamento: e mica si poteva giocare in serie A con una capienza di ventimila persone. E dire che in Comune si doveva ancora pagare il mutuo. E così si rimise mano al cantiere e di lì a due anni lo stadio assunse la forma attuale. Vi entrarono, stipati un bel po’, e senza tanta sicurezza, anche quarantacinquemila spettatori contro la Roma: il Liberati dovette sopportare pure il peso dei tifosi giallorossi.

Ora pare che la sua funzione sia di nuovo terminata, lo stadio cittadino aspetta un restyling approfondito proposto dalla direzione della società Ternana per farlo diventare un vero gioiello: la storia del Liberati ancora non è finita. Anzi le prospettive sono davvero invitanti. Chissà se riuscirà a raggiungere il suo “gemello” di Verona?

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3 anni fa

Solo questo potrá, sempre, dire: sono quello che ha fatto vedere per la prima volta la serie A in Umbria. Ricordi indelebili ❤️?

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3 anni fa

non sara ristrutturato, ma rifatto nuovo.

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