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Ternana, il ricordo di Ambrosi: “Ecco come andammo in B. Peccato che dopo…”

Diretta Facebook tra tifosi con il capitano dell’impresa del 25 aprile 2012. “Decisivo il rapporto con la città. Quando chiesi a Toscano il ritiro dal giovedì. E quel bagno nella fontana…”

Quale modo migliore, per ricordare la promozione in serie B del 25 aprile 2012, se non quello di una diretta video tra tifosi? E chi invitare, in questa, se non il capitano di quella Ternana che fece l’impresa? E così, Stefano Ambrosi, portiere e leader della della squadra di Mimmo Toscano, è intervenuto nella diretta video che le tifose Gianna Ubaldi e Monia Iannoni Allegretti hanno allestito sulla loro pagina Facebook che si chiama La pagina di Monia e Gianna.  Secondo esperimento, dopo la diretta del 22 aprile per il secondo anniversario del derby vinto a Perugia. Ambrosi ha ricordato le emozioni di quella giornata e di quella stagione, svelando anche qualche retroscena sulla solidità di quel gruppo ma togliendosi pure qualche sassolino dalla scarpa per come andarono poi le cose successivamente.

UNA SQUADRA NELLA CITTA’ . Una vittoria probabilmente inaspettata, ma figlia di una stagione giocata al massimo della concentrazione per tutto l’anno. Una marcia costante e vincente. “Si vinse quel campionato – ha raccontato Ambrosi in diretta video su Facebook – nell’anno in cui la famiglia Longarini spese di meno. Noi arrivammo e ci trovammo dentro una specie di guerra civile, con una tifoseria spaccata. Alla fine, abbiamo dimostrato di giocarci le nostre carte anche con la pressione, come ad esempio nelle due partite contro il Taranto. Sfruttammo le risorse della società. E soprattutto, cercammo di capire l’importanza del rapporto con la città e con i tifosi, anche attraverso degli eventi a livello sociale“.

BAGNO NELLA FONTANA… CON SORPRESA. Dopo la gioia in campo della promozione aritmetica in serie B, le emozioni proseguirono in città con i caroselli e con la festa. Anche la squadra raggiunse piazza Tacito per unirsi ai cori esultanti dei tifosi, con i calciatori sul tettino del pullman a sventolare bandiere rossoverdi. “I festeggiamenti – ha ricordato il capitano – furono un momento molto bello. Un colpo d’occhio bellissimo. Mi ricordo che quando arrivammo con il pullman nei pressi di piazza Tacito, Tobia Fusciello aprì la botola sul tettino e noi salimmo sopra. Anche se, per questo, facemmo arrabbiare l’autista. C’era Davide Sinigaglia che, da sopra al tettino, chiedeva ai tifosi le birre. Poi, arrivati alla fontana facemmo il bagno lì dentro. Mi dettero una fregatura dicendomi che l’acqua era alta solo 20 centimetri. Andai tanto tranquillo, invece finii per ritrovarmi completamente bagnato. Altro, che 20 centimetri! E meno male che, almeno, non avevo con me il cellulare!

“QUEL SEGRETO CHE CAPIMMO IN POCHI”. Il racconto di Ambrosi, continua così: “Tutto quello che abbiamo fatto, quell’anno, è stato fatto da un gruppo molto ridotto di persone, anche se poi in tantissimi sono saliti sul carro. Ma in pochissimi, capimmo che il legame tra squadra e tifoseria sarebbe dovuto passare per il sociale. Sia della dirigenza che della squadra. Io, a volte, dovevo arrabbiarmi per coinvolgere alcuni. Andavamo a trovare i bambini malati, i lavoratori licenziati. Nella dirigenza, trovai in questo senso intesa e disponibilità solo in Betty Manini e Giovanni Vicario, oltre che in Stefano Carlevaro (a quei tempi, in rappresentanza di uno sponsor, collaborava con la società, ndr). Molto vicino, ci è stato Torello (il tifoso Tonino Sabbatini, ndr), che pure non gradì la dedica che feci dopo la vittoria con il Viareggio alla prima di campionato al patron Longarini nel giorno del suo compleanno. Mi chiamava ‘er dedica’, ma poi fu davvero uno che ci dette un grande aiuto nel nostro impegno diretto verso il tessuto sociale cittadino. A dicembre, organizzammo insieme a lui una partita di beneficenza per Agatino Russo. Raccogliemmo quasi diecimila euro“.

UN RITIRO QUASI SPONTANEO. Un legame forte con la città e una situazione difficile da gestire, con un primo posto in classifica a lungo tenuto e mantenuto fino alla fine. Sugli spalti il sostegno del pubblico, in campo un gruppo di calciatori umili. “A Terni – ha spiegato Ambrosi – se sei vicino alla gente, poi dalla gente trovi sempre quella carica in più. Così avvenne per noi, grazie a una simbiosi con la piazza. Merito anche di un gruppo di ragazzi bravi e affabili. Io andavo da Toscano e gli chiedevo di andare in ritiro già dal giovedì. Lui rimaneva perplesso da questa richesta, ma io gli spiegavo che, secondo me, era il caso di farlo, proprio perché molti ragazzi erano giovani e rischiavano di distrarsi troppo e di non gestire al meglio il primo posto in classifica. E allora, si decideva di andare in ritiro, dicendo al resto della squadra che lo voleva la società“.

IL METODO ONORATI. Un giovanissimo tifoso ha chiesto ad Ambrosi anche un ricordo del rigore parato ad Aimo Diana in Ternana-Lumezzane, sollo 0-0 e nel finale di partita, episodio che precedette di poco il gol partita con cui alla fine la squadra vinse.  “Io avevo avuto la fortuna di aver giocato precedentemente nella Cisco Roma, dove c’era un allenatore, Paolo Onorati, che studiò un metodo per parare i calci di rigore. Era un metodo molto postivo visto che io, sempre alla Cisco, parai 13 rigori sui 16 che dovetti fronteggiare. Ecco, in occasione di quel rigore, applicai quel metodo e riuscii a parare. Certo, è stata poi una fortuna che Diana abbia sbagliato pure il colpo di testa successivo alla mia respinta. Dopo il rigore, tutti stavano festeggiando mentre io andai a recuperare il pallone per ripartire subito. Infatti, proprio dopo il mio rinvio si cominciò a sviluppare l’azione del gol di Bernardi, che ci fece vincere quella partita“.

FINE DI UN INCANTESIMO. Ma come succede spesso, le belle cose sono destinate a non durare a lungo. Purttoppo, anche la favola di quella Ternana non fece ezzezione. E Stefano Ambosi, su questo, ha continuato il suo racconto con un pizzico di amarezza. “Si era creata una bella atmosfera, era nato un bel gruppo e si era instaurato un bellissimo rapporto con la tifoseria. Poi, però, purtroppo, è successo qualcosa che ha cambiato il corso, andando a sfaldare progressivamente quel gruppo. Anche l’allenatore, Mimmo Toscano, dopo quella vittoria aveva assunto tantissima forza”. Ma poi, qualcuno ha finito per rompere quel giocattolo. “Lui si è fatto soffiare, volta dopo volta, tutti gli uomini a lui più vicini, i generali di quella squadra. Forse perché qualcuno ha voluto così. Non dimentichiamoci che in quella stagione vincente, a fare le fortune di quel gruppo c’era anche una persona che agiva esternamente alla società (riferimento che farebbe pensare a Massimiliano Mirabelli, ndr), poi accantonata. Evidentemente, sono subentrate altre logiche. E le sorti della Ternana negli anni seguenti, non sono andate proprio in maniera idilliaca. In un anno e mezzo, è stato cancellato tutto. Peccato, perchè prima di ripetere un’altra annata come quella, passerà tempo“.

IL NO AL PERUGIA. Poi, due retroscena sugli anni successivi alla sua esperienza in rossoverde che durò un’altra stagione e lo portò ad esordire in serie B a 38 anni. Il primo, riguarda una chiamata avuta dal Perugia subito dopo l’addio alla Ternana: “Quando andai via da Terni, mi chiamarono. Ma io dissi di no. Perché se sei in una squadra e vivi delle situazioni in maniera leggera, ti puoi anche permettere di passare alla sponda opposta. Ma se le vivi in maniera profonda e fai determinate cose, mettendoti anche in prima fila, allora non è il caso di farlo. Poi, ci sta chi queste cose le sente e chi no. Io, almeno, non ci riuscirei mai“.

UN RITORNO SOLO SFIORATO. Ambrosi, a Terni, stava per tornare. Una volta finita la carriera, gli si era presentata l’opportunità di ritrovare i colori rossoverdi. “Sono stato sul punto di rientare, nel settore giovanile della Ternana quando Danilo Pagni era tornato a fare il direttore sportivo, quindi alla fine della stagione 2017-2018. Nel giugno di quell’anno, venni a Terni almeno 5 volte. Poi, invece, hanno ‘fatto al sugo’ Danilo Pagni e pure con me non se ne è fatto più niente. Mi dispiace, perché sarei tornato molto volentieri a lavorare con la Ternana. Danilo, a Terni, aveva fatto delle cose importanti. E’ stato ingiusto, averlo trattato come è stato trattato“.

BANDECCHI? UNA GARANZIA. Infine, due parole sul presente e sul futuro della Ternana. Ecco cosa ne pensa Stefano Ambrosi: “Terni è stata fortunata. Non era facile, dopo una proprietà economicamente solida come quella dei Longarini, trovare un altro patron come Stefano Bandecchi che ha tutti i mezzi per fare ottime cose con la Ternana. Credo che uno come lui sia un gran presidente, in grado di garantire alla Ternana di fare calcio ad alti livelli a lungo. E con i tempi che corrono, è merce rara“.

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