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Coronavirus, l’ex Fere Dianda: “Preoccupato per la situazione nella mia Africa”

In quarantena a Terni, l’esterno oggi al Ferentillo Valnerina ha la famiglia di origine in Costa D’Avorio: “Lì la situazione è ancora tutta in evoluzione”

Salif Dianda, uno degli idoli rossoverdi e oggi al Ferentillo Valnerina (Seconda Categoria) si ritrova a vivere una situazione particolare, con una pandemia al massimo della diffusione in Italia, ma che nel suo continente di origine, l’Africa, è appena arrivata con sviluppi che sono assolutamente imprevedibili soprattutto per le differenze nel sistema sanitario. A Calciofere racconta questi giorni di quarantena:

Sono in casa, con la mia famiglia ed il bambino, è dura far passare il tempo, cerchiamo di inventarci qualcosa. Internet aiuta per esempio: ci sono molte cose alternative da fare, per esempio il network marketing. Poi faccio sport, cerco di tenermi in forma qui in casa”, dice

VIETATO FERMARSI Per quanto possibile, gli allenamenti vanno avanti, benchè domestici: “Abbiamo un programma personalizzato che ci ha lasciato il mister e l’allenatore, poi anche qui abbiamo internet che ci aiuta e naturalmente cerco di stare in contatto con tutti, sia con i compagni che con i piccoli del settore giovanile che alleno: cerchiamo di farci trovare pronti se e quando potremo ricominciare a fare quello che ci piace in questa stagione”

Sulla possibile ripresa del campionato (molto difficile nei dilettanti, da quello che emerge) è chiaro: “A me piacerebbe, sinceramente tornare a giocare, se torniamo alla normalità: sarebbe la cosa migliore. Certo ci vorrà ancora un po’ ma se stiamo a casa possiamo farcela. Tornare alla normalità piace a tutti ma ognuno di noi dovrà fare la sua parte. Chiaramente niente sarà più lo stesso, però tornare a giocare al calcio sarebbe un bel segnale”

AFRICA. Nazionale del Burkina Faso, Dianda è però ivoriano. In questa situazione non manca ovviamente un occhio attento alle sue zone, dove l’evoluzione della pandemia è tutta da capire: “La mia famiglia di origine è in Costa D’Avorio – conclude –  e cerco sempre di tenermi informato su quello che succede: in Africa ancora il Coronavirus non è arrivato del tutto, ma l’attenzione è massima anche perchè le strutture sono diverse rispetto a qui. Loro in questo momento hanno il coprifuoco dalle 21 al mattino, mentre durante il giorno ancora possono uscire. Molto dipenderà da come si evolve la situazione, chiaramente sono preoccupato”.

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