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Giocò nella Ternana, oggi la famiglia chiede ancora verità e giustizia

“L’indiano’ fu protagonista della prima stagione in A delle Fere, ma fu l’esperienza alla Fiorentina che ne segnò la carriera e probabilmente anche la vita.

Il suo fu uno dei casi simbolo delle morti bianche del calcio di quegli anni, anche se il decesso è avvenuto, il 16 dicembre di 31 anni fa per leucemia. Bruno Beatrice aveva 39 anni ed aveva chiuso la carriera tre anni prima, nel 1984. Fu soprattutto la Fiorentina la squadra nella quale si mise in evidenza, sotto la guida di Carlo Mazzone e Gigi Radice, fra il 1973 e il 1976.

Ma era passato anche da Terni, stagione 1972-73, la prima Ternana in serie A di Viciani (25 presenze e 2 gol, segnò fra l’altro nella prima vittoria in serie A delle Fere, in casa col Bologna)-.Proprio in questi giorni, il caso è stato riportato alla ribalta prima dalla Curva Fiesole, quella dei tifosi viola, che in uno striscione col suo volto domenica chiedeva “Giustizia per Bruno Beatrice” e poi dal quotidiano Avvenire, che per primo, con il giornalista umbro Massimiliano Castellani, a suoi tempo raccolse la denuncia dei figli Claudia e Alessandro sulla morte sospetta.

“L’indiano”, come lo chiamava Radice, scomparso di recente, come racconta Avvenire, “per i periti scientifici della famiglia Beatrice probabilmente è stata causata da un «ciclo scellerato» di raggi Roentgen a cui si sottopose per guarire in fretta da una banale pubalgia. L’inchiesta condotta dai Nas e dal pm di Firenze Bocciolini, appurò che nella Fiorentina degli anni ’70 si fece «sperimentazione medica »“.

Molti altri giocatori viola di quegli anni ebbero conseguenze:  gli umbri Saltutti (morto anche lui) e Antognoni (infarto a 51 anni), oltre a Mimmo Caso, poi allenatore della Ternana, tumore al fegato da cui poi è guarito. E altri ancora. Tutti sottoposti all’uso di quei raggi e tutti che avevano fatto uso di determinati medicinali come il Micoren, prescritto per l’asma, che aveva il potere di ‘spezzare il fiato’ e il Cortex, a base di corteccia surrenale che aiuta a recuperare più in fretta dalla fatica.

Una vicenda scivolata nel silenzio in questi anni: il processo penale è andato in prescrizione nel 2009, ma nel 2013 si è riaperto quello civile: “Siamo nella fase di consulenza tecnica – scrive Castellani sul quotidiano cattolico – il giudice ha chiesto ai suoi periti di rispondere a precise domande. Il lavoro alacre e appassionato svolto in passato dai Nas di Firenze sta tornando utile agli inquirenti, e la verità, forse, non è più così distante”.

Su Avvenire, Castellani- che è anche autore del libro “Palla avvelenata. Morti misteriose, doping e sospetti nel calcio italiano“, scritto nel 2004 con Fabrizio Calzia – ricorda le fasi di quegli anni: “La sua cartella all’ospedale Camerata, dove per tre mesi tutti i giorni – dal marzo a maggio del ’76 – ha subìto quel ciclo di raggi Roentgen, quando al massimo se ne potevano fare non più di due o tre all’anno – non è mai stata trovata. Guarda caso è sparita nel nulla… Un muro di gomma, è la barriera alzata e che separa

i Beatrice dalla verità. Ma c’è una verità inconfutabile già emersa nell’inchiesta dei Nas: il «ciclo scellerato» di Roentgen su Beatrice è stato confermato da gran parte dello staff medico della Fiorentina dell’epoca. La Giustizia non dovrà fermarsi dinanzi ad ogni abuso di potere, di spirito corporativo o massonico. Nessun tecnicismo potrà impedire di arrivare a una sentenza giusta e davvero riparatoria del male che è stato fatto a questa famiglia. Rendere giustizia a Beatrice sarà anche, in certa misura, dare giustizia ai tanti casi di morti sospette che si sono perpetuate nel nostro calcio”.

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5 anni fa

Grande Bea. FERA RossoVerde.

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