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La Ternana e una chiusura mesta senza metterci la faccia

Dopo una salvezza ottenuta con cinque sconfitte di fila, nessuno è venuto a scusarsi nè a dare spiegazioni. Il triste finale di una stagione sbagliata

Una chiusura mesta, quasi in sordina, sfumando. La stagione della Ternana si è conclusa nella maniera peggiore, con la quinta sconfitta consecutiva, una indegna maretta fra calciatori per non andare sotto la Curva e l’ennesima- giustificata- contestazione di una parte della tifoseria per il deludente esito del campionato.

Il filo rosso che unisce tutto questo è la completa autoderesponsabilizzazione e la conseguente fuga dalla contestazione. Nessuno che venga a metterci la faccia. Si aspettava una voce della società nel dopogara di Frosinone, ed invece niente. Cristiano Lucarelli, invocato a gran voce da una fetta della tifoseria – anche durante la gestione Andreazzoli – come il “poderoso taumaturgo” capace di cambiare faccia alla squadra “con la sola imposizione delle mani” (ci si perdoni la citazione televisiva) a conti fatti ha fatto peggio del tecnico massese e di questo gioco allo scaricabarile è stato l’avviatore.

Sino a  quando si è presentato davanti ai microfoni dei cronisti, ha dato le colpe a chiunque, di questa caduta libera poi, quando ha iniziato a sentire lo sfumare degli applausi di sottofondo ha preferito defilarsi e rimuginare in silenzio piuttosto che affrontare le critiche.Viene da chiedersi cosa farebbe in una piazza molto più calda di Terni. La società ha scelto di rispondere all’ultima conferenza stampa dell’allenatore indicendo un silenzio stampa. Scelta contestabile quanto si vuole, ma ovviamente assolutamente legittima.

A campionato chiuso e salvezza raggiunta tuttavia, ci si attendeva che qualcuno venisse a metterci la faccia. Ad esempio per scusarsi, della scena indegna vista a fine partita o comunque per mettere il punto su una stagione fallimentare le colpe della quale – va detto a scanso di equivoci – vanno equamente ripartite fra tecnico, società in tutte le sue componenti, ds (sparito dai radar dopo il ritorno di Lucarelli) e calciatori. Nessuno si può sentire esente da responsabilità ed è per questo che la fuga dai microfoni ha un sapore ancora più amaro.

Nè può essere una giustificazione il particolare momento extrasportivo che sta vivendo la città e che coinvolge direttamente componenti societarie ai massimi livelli, visto che – per esempio – davanti ai microfoni della TGR Rai qualcuno si è presentato. Troppo facile parlare solo quando le cose vanno bene. Troppo facile andare sotto la curva solo quando applaude.

Cose da dire e domande da fare ce ne sarebbero tante, così come tante sono le risposte che il tecnico, il ds e la società devono ai tifosi, prima ancora che ai cronisti. Per esempio, anche sul futuro della società. Ma non solo. Per ora invece  l’unica voce è quella del silenzio. Ed è rumorosissima.

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