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La Ternana di Cardillo, il capostipite dei calabresi

Prima ala destra e poi centrocampista di grande spessore nelle Fere di Viciani: carattere, gol e tanti assist prima di scoprirsi uomo di scrivania e persino esperto d’arte

Antonio Cardillo fa parte della grande colonia dei calabresi della Ternana, anzi lui fu proprio il capostipite, quello che ha scoperto gli altri giocatori come, tanto per fare un nome, Longobucco, che da Terni i sono involati verso lidi prestigiosi. Era un’ala destra, come si chiamava allora, che ha fatto la carriera principalmente nella Ternana anche se aveva esordito in serie A con la gloriosa maglia del Torino dopo essere cresciuto in un vivaio della sua regione per trasferirsi poi ad Asti, in serie D. Lo videro gli osservatori del Toro e lo portarono nel loro settore giovanile: si distinse al punto da giocare per sei volte, nella stagione 1962-63, in Serie A; evidentemente però non convinse l’allenatore granata, anzi gli allenatori perché in quella stagione se ne alternarono ben due, l’argentino Beniamino Santos e l’italiano Giacinto Ellena, che lo rilevò a metà stagione.

Comunque sia, Antonio Cardillo fece la sua valigia e se ne andò in riva alla laguna, a Venezia, per un campionato di Serie B, dove giocò poco e segnò anche meno. La tappa successiva del suo treno fu Alessandria, sempre nella serie cadetta. Non fu un anno fortunato. Ma alla fine gli si prospettò la possibilità di venire a Terni, nella Terza Serie. Rapporti familiari e amicizie lo richiamarono ad Asti nonostante a Terni si fosse fatto benvolere anche sotto l’aspetto tecnico, dal momento che riuscì a segnare 6 gol in 25 partite. Un’ultima parentesi per arrivare al momento più importante dal punto di vista calcistico: nel 1967 il ritorno con le Fere, l’incontro con il tecnico Viciani che dette il via a quella squadra che riuscì ad arrivare in serie A.

Cardillo però era più di un giocatore: aveva piglio, carattere, capacità. Sembrava il secondo allenatore in campo. E la società, che era guidata dal presidentissimo Taddei, lo teneva in grande considerazione. Sei anni eccezionali con la maglia rossoverde, per toccare tutte le vette e prendersi le migliori soddisfazioni per un giocatore: vincere campionati, giocare in serie A. Man mano che passavano gli anni, Cardillo diventava sempre più centrocampista soprattutto con i dettami tecnici di mister Viciani, che lo voleva sempre presente nella partecipazione al gioco. Quindi meno gol ma un numero incredibile di assist, che all’epoca non si contavano.

Comunque sia, arrivarono 172 partite e 38 gol, 2 in serie A. Se ne andò a Mantova ancora in Serie C. Poi prese il via la sua carriera da allenatore, sempre ad Asti, dove aveva lasciato un ottimo ricordo: fu la sua unica apparizione perché Cardillo si  scoprì più general manager, più uomo di scrivania. E così riuscì pure ad arrivare a quella del Milan, dove era approdato insieme al suo caro amico Silvano Ramaccioni, il direttore sportivo. Durò un paio d’anni sotto la gestione un po’ naif di Farina, prima di Silvio Berlusconi, che impose Ariedo Braida quale general manager. Finita quell’esperienza e dopo altre collaborazioni con molte squadre dietro le quinte, si è lasciato il calcio alle spalle. Si legge su Wikipedia: “Dal 1999 si occupa di arte contemporanea a Varese, dove abita dal 1996”. A Terni però non l’ha dimenticato nessuno.

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2 anni fa

Grande Cardillo ????

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2 anni fa

Grande cardillo

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2 anni fa

Grande giocatore e grande uomo da un vecchio tifoso

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