L’avvocato e numero uno regionale dei tecnici di calcio parla sul tema dello stop alle sedute, delle alternative e delle situazioni per i professionisti
Allenarsi al tempo della chiusura per Coronavirus. Soprattutto, allenarsi per farsi trovare pronti alla ripartenza. Per i calciatori dilettanti, sicuramente. Ma ancora di più per i professionisti, chiamati ad essere parte di un ingranaggio importante non solo dal punto di vista agonistico.
Un’esigenza stringente perchè se è vero che il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri consente agli atleti ‘professionisti ed olimpionici’ di continuare ad allenarsi, sempre a porte chiuse e sempre rispettando le distanze di sicurezza, è vero che questa modalità è diventata molto complicata dopo che per decisione della Figc, su proposta dell’Assocalciatori, sono stati sospesi gli allenamenti negli stadi fino al 20 marzo. A questo si aggiungono ulteriori restrizioni visto che in alcuni comuni – Terni è fra questi – si è deciso per la chiusura anche dei parchi pubblici. C
Che fare allora? Calciofere ne ha parlato con Pierluigi Vossi, presidente regionale dell’Assoallenatori e responsabile legale nazionale della stessa struttura.
DILETTANTI. Vossi parte dal mondo dei dilettanti, dove spesso ha operato anche in prima persona: “Molti allenatori mi hanno contattato telefonicamente circa la gestione degli allenamenti in questo periodo di sospensione dei campionati dilettantistici: e di come rapportarsi alle direttive della Lnd circa la gestione degli stessi – spiega – Personalmente, da sportivo, vorrei segnalare che il decadimento delle prestazioni agonistiche si concretizza dopo circa 15 giorni. Far allenare assieme, nell’odierno contesto sanitario ed emergenziale oltre 20 persone, alcune padri e madri di famiglia è un rischio che non possiamo e dobbiamo provocare. Programmi individuali., allenamenti individuali per mantenere il livello acquisito.è un ottima soluzione: da far eseguire singolarmente agli atleti lontano dalle strutture agonistiche. Lo sport è vita, ma siamo dilettanti, ricordiamolo sempre”
PROFESSIONISTI. Parlando dei professionisti e quindi anche della Ternana, Vossi spiega: “Le varie società hanno preparatori atletici che sicuramente hanno pensato a piani adeguati anche a livello personale. Chi si allena a casa può fare ricorso a dei ‘succedanei’ dell’allenamento, che contribuiscono a tenere la forma, il problema semmai nasce se qualcuno vuole fare un allenamento all’aperto, perchè gli spazi sono sempre meno, visto che i parchi e le strutture sono chiuse”.
AUTOCERTIFICAZIONE Da avvocato e legale dell’Aiac, Vossi però lancia un sasso: “Ecco io penso che per chi fa sport di professione, potersi allenare in uno spazio aperto, sempre ovviamente rispettando quelle che sono le direttive ministeriali relativamente alla distanza di sicurezza e al divieto di assembramento (quindi non correre a fianco di un altro, per esempio), potrebbe configurarsi come ‘motivo di lavoro’, da indicare nell’autocertificazione. Si dovrebbe discutere su questo cioè se eventualmente si possano mettere a disposizione spazi per questo scopo, che per i calciatori e gli sportivi professionisti non è un divertimento, ma a tutti gli effetti lavoro”.