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Meteore rossoverdi: Cesàr Pellegrin, Ternana trampolino di lancio. Ma all’indietro

Arrivato in Italia insieme a Zalayeta, il terzino non avrebbe mai trovato spazio in rossoverde. E anzi, dopo l’esperienza al Liberati iniziò una clamorosa parabola discendente

Di Cesàr Eduardo Pellegrin Garcia, nato a Montevideo nel 1979,  si può quasi dire che la sua esperienza italiana si riassuma tutta in una foto, quella che vedete qui sotto, che lo ritrae con Marcelo Danubio Zalayeta. E’il giorno del loro arrivo in Italia, alla Juventus. Ce li porta Paco Casal, il più grande agente di calciatori del Sudamerica, seguendo la moda del momento: te ne vendo uno forte, ma ne prendi anche un’altro così così.

Succedeva spesso, chiedere all’Inter quando prese insieme Zanetti e Rambert, per dire. El Panteron e Pellegrin vengono notati da una delegazione di osservatori della Juventus guidata dal grande Omar Sivori al Mondiale Under 20 del 1997. Pellegrin partecipa anche alla Confederations Cup con la Nazionale A, a novembre il dg bianconero Luciano Moggi annuncia il doppio acquisto del terzino e di Zalayeta per una cifra di poco inferiore ai 10 miliardi di lire: il nostro, vale a dire Pellegrin, di quei 10 ne vale 3.

La Juve vince lo Scudetto, Zalayeta gioca poco, ma alla fine, nonostante le movenze un po’goffe, riesce a ritagliarsi una discreta carriera (Empoli, Perugia, ancora Juve, Napoli, Bologna). Pellegrin invece no. Passa la stagione a guardar giocare gli altri ma in fondo non se ne cura troppo: ha 19 anni e grazie ad una nonna vicentina mai conosciuta aveva firmato un contratto quinquennale potendo persino venire tesserato come comunitario. Nonostante lo zero alla casella presenze, gioca da titolare il Mondiale Under 20 del 1999.

MI MANDA…CUCCU. Con quel biglietto da visita, Pellegrin pensa di vedersi spalancare le porte di una big e invece finisce alla Ternana. Al Liberati ci arriva grazie ai buoni uffici di un altro bianconero doc, Antonello Cuccureddu, che dopo l’ottavo posto sulla panchina dell’Acireale in C1 era appena arrivato a Terni. Carlo Osti, il ds delle Fere, lo prende in prestito e in effetti, la stagione per Pellegrin comincia con una panchina: 24 agosto 1998: Ternana-Genoa 1-1, primo turno di Coppa Italia.

Le cose però non vanno come erano state programmate: la Ternana neopromossa, partita con grandi ambizioni, mette insieme 13 punti in 11 partite, Pellegrin non è ancora mai sceso in campo (e non si è nemmeno mai seduto in panchina) ed il tecnico, che non ha mai instaurato un buon feeling nè col gruppo, nè col ds Osti, viene esonerato. Delneri prima e Guerini poi, non ‘vedono’ nel giovane difensore sudamericano una possibile alternativa e così, per quanto sembri incredibile, Pellegrin lascia la Ternana senza aver mai giocato una gara ufficiale.

CIAO PACO. Poco male, deve aver pensato, forte del contratto quinquennale. E invece no, perchè a fine stagione scade anche il rapporto biennale fra la Juve e la scuderia di Casal. Gli fanno capire che difficilmente avrebbe trovato spazio e lo scaricano senza troppi complimenti. Il ragazzo, è bene ricordarlo, ha appena 20 anni. Ritorna in patria, al Nacional di Montevideo: zero presenze. Ripassa dal Danubio, la squadra che lo ha lanciato: 10 spezzoni. Sei mesi fermo, poi 12 partite al Central Español, poi riesce a metterne insieme 25, spostandosi a Maldonado, col Deportivo, dove segna anche il primo gol in carriera.

POCO CALCIO. Ci riprova con l’estero: se ne va in Finlandia, al RoPs Rovaniemi, consigliato da un amico calciatore: è lontano, ma in fondo ha soltanto 26 anni, perchè non provare. Nel gelo della città di Babbo Natale però non si ambienta e gioca 5 misere partite. Torna in patria, a El Tanque Sisley, ma niente da fare, zero presenze. Così emigra ancora, in Costa Rica, all’Herediano: presenze 2 per complessivi minuti 50.  Passa dall’Iran, al Rah Ahan Teheran per quello che definirà uno ‘shock culturale’, prima di chiudere in patria, al Rampla Juniors.

A soli 30 anni, e dopo aver giocato pochissimo nei cinque precedenti, Pellegrin ha detto basta col calcio. Oggi vende automobili a Montevideo, dove vive felicemente con la sua famiglia.

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4 anni fa

Mi fece il suo autografo col pennarello sulla bicicletta

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4 anni fa

Io me lo ricordo, abitava vicino a casa mia, gli chiesi la maglia ma ancora me la deve dare

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4 anni fa

Giocò due partite?

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4 anni fa

Quell’anno c’era anche
Cingolani scuola Juve

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