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Berlusconi e il Monza travolti dalle Fere: come sono lontani gli anni Novanta…

Per il suo ritorno nel Calcio l’ex presidente del Consiglio ha pensato davvero quasi a tutto: immagine, stadio, allenatori, proclami in una ‘campagna elettorale’ degna dei tempi belli. Ma ha dimenticato un aspetto fondamentale…

Il nuovo Monza in fondo ha pensato quasi a tutto. Celebrando il suo ritorno in grande stile nel calcio dopo i fasti del Milan, Berlusconi ha rilevato la società per la ragguardevole cifra di tre milioni di euro e l’ha messo in mano al suo anfitrione Galliani, si è premurato di pianificare il business sullo stadio del futuro, ha programmato la Serie A in tre anni, piazzato in panchina un ex giocatore rossonero (Brocchi) e annunciato addirittura quello della Serie A (Capello), poi ha dato fiato alle trombe: ‘Noi vogliamo finalmente portare il Monza 1912 alla gloria della Serie A. Speriamo di conquistare tifosi non solo di Monza, ma di tutta Italia con la nostra proposta di un’immagine diversa da quella del calcio attuale’. Così dichiarò l’ex presidente del Consiglio a Villa Gernetto alla festa di presentazione degli sponsor.

In fondo ha pensato quasi a tutto, Berlusconi, in una ‘campagna elettorale’ senza sbavature, come ai tempi belli. ‘I giocatori del Monza dovranno essere tutti italiani, avere i capelli corti, non portare tatuaggi nè orecchini’, avere insomma un’immagine da bravi ragazzi, perfetti nelle loro divise di un club di provincia presto destinato alla Serie A, a vincere Scudetti come il Milan che fu, magari alla ‘grandeur’ europea, a rivaleggiare con City e Psg nei meandri del Fair Play finanziario (la Champions lasciamola dov’è, almeno per ora).

Passi allora se il bomber della squadra Sasha Cori – che contro la Ternana era assente – porta i capelli lunghi ed è pure tatuato come un personaggio di Oceania; passi se il Monza è pieno di stranieri come Jefferson e Reginaldo. Il problema è che la squadra lombarda, contro la Ternana ferma dal 20 ottobre, si è rivelata scarsa e inconsistente, evaporando non appena Marilungo ha messo il turbo ed è finita lì, mestamente travolta dai gol dei poco amalgamati rossoverdi di De Canio. L’immagine da bravi ragazzi poco ha potuto, i proclami men che meno (magari Berlusconi prima avrebbe fatto bene a fare la squadra, a cominciare dal portiere), la conquista degli italiani è necessariamente rimandata. E come sono lontani gli anni Novanta…

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