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Seconde squadre, la Lega B dice no: “Ribadiremo a Gravina la posizione”

Il presidente Balata: “Non fanno crescere i giovani e non potrebbero salire in A. Porterebbero squilibrio al torneo”

Il presidente della Lega B Mauro Balata ha chiesto al presidente federale Gabriele Gravina un tavolo per discutere del futuro delle seconde squadre, lanciate nel 2018-19

Attualmente la serie C è il massimo livello al quale possono aspirare le seconde squadre e forse anche per questo non sono attrattive. Di fronte all’ipotesi di consentire la salita in serie B, Balata ribadisce il no.

La Lega Serie B– scrive in una nota – si è sempre detta fermamente contraria ritenendolo nocivo per la mission sportiva della Serie B, quale trampolino di lancio dei giovani, sperequativo dal punto di vista economico-finanziario e certamente lesivo del regolare svolgimento del torneo cadetto, non avendo le seconde squadre in caso di partecipazione alla Serie B, alcun interesse di alta classifica e di promozione. Una contrarietà ribadita anche nell’ultimo Consiglio federale nel quale la Lega B ha rimarcato come il progetto non sia né decollato né sia stato funzionale alla crescita dei giovani, peculiarità che invece la B garantisce come dimostrano i recenti esordi di Esposito, Gatti e Zerbin in Nazionale maggiore, la presenza di 18 giocatori nell’ultimo stage voluto da Mancini e gli undici convocati da Nicolato nelle qualificazioni europee dell’Under 21”

Apertura di Gravina

Gravina, secondo quanto scrive la Lega B avrebbe aperto ad un tavolo per discutere “le ricadute del progetto, in ossequio alle previsioni statutarie al tempo disattese. Un coinvolgimento suggerito anche dalla Giustizia federale nell’ambito del ricorso presentato nel 2019 dalla Lega Serie B, quando si sottolineò la necessità da parte della Federazione di riunire nella discussione tutte le componenti coinvolte”. 

“In quella sede –  prosegue Balata –  la Lega B ribadirà fortemente la propria contrarietà al salto di categoria delle seconde squadre dalla C alla B, il che provocherebbe una diminuzione della imprevedibilità e quindi dell’interesse del torneo, oltre che della rappresentatività dei territori oggi al massimo della sua espressione, e causerebbe un effetto distorsivo in controtendenza con l’equilibrio gestionale da anni perseguito con una serie di parametri di stabilità e sostenibilità economico finanziaria dell’attività sportiva. Equilibrio da cui dipende la sopravvivenza dei club oltre che l’esistenza del campionato e della stessa categoria”.

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