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Coronavirus, Pregliasco: “Non ci sono le condizioni per riaprire gli stadi, il calcio sia morigerato”

La rete della porta dello stadio Liberati
Rete stadio Liberati Generica

Il virologo, Direttore Sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano alla Gazzetta dello Sport: “Nessun allarmismo, ma i contagi dimostrano che al momento non è possibile, non è come il cinema”

Si allontana la riapertura degli stadi a settembre, anche a numero ridotto. Situazione inevitabile, visti gli sviluppi della pandemia, ma confermata da un illustre virologo, Fabrizio Pregliasco, docente all’Università di Milano e Direttore Sanitario dell’Istituto Galeazzi.

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport il medico è categorico: “In questo momento non ci sono le condizioni per una riapertura degli stadi. Non si tratta di andare a teatro o al cinema dove si resta in silenzio e seduti. Allo stadio c’è una commistione nella natura stessa del tifo, un movimento naturale nel seguire una partita. Niente allarmismi e tanto buonsenso. Il calcio sta semplicemente dimostrando che chi vive e lavora in quell’ambito è a rischio tanto quanto noi. L’aumento dei casi nel calcio di fatto è un andamento normale se applicato a ciò che sta accadendo nella nostra società. I calciatori hanno viaggiato, si sono spostati e hanno corso il rischio di essere contagiati”.

Pregliasco spiega il cambiamento di diffusione del virus: “Gli anziani adesso restano più “coperti” rispetto a prima. Le occasioni di essere contagiati ora sono più aderenti al mondo giovanile perché si sposta maggiormente e ha più opportunità di entrare a contatto con diverse persone. Ci sta anche che siano asintomatici, non è così strano. Anche se non dimentichiamo che pur essendo uno sportivo amatoriale il paziente 1 era un maratoneta, quindi sano e abituato all’attività fisica”.

Chiude con un monito: “Esiste sicuramente uno stress test per tutto il Paese. Non uno stress test così profondo come la riapertura delle scuole, ma comunque un passaggio interessante dal punto di vista della reazione. E più che allo sport professionistico penso a quello amatoriale dove non ci sono tutti questi protocolli. Lo sport e il calcio dovranno essere più morigerati. Sono come tutti noi, fanno parte della stessa società civile. Quindi allenamenti e utilizzo del buonsenso come qualunque altro cittadino“.

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