L’ex attaccante, oggi allenatore al Bsu Pechino, è stato fra i primi a vivere la pandemia. A Sportitalia, ha fatto il racconto di quei giorni, con le conseguenze
Alla Ternana è stata una meteora, con 9 presenze ed 1 gol nella stagione 2000-01, oggi fa l’allenatore dopo una lunga carriera anche in serie A. Marco Nappi, alla guida del Bsu Pechino, massima divisione cinese, dall’isolamento di Ladispoli ha raccontato a Sportitalia la sua esperienza col Coronavirus.
“In Cina sono stati molto rigorosi e severi, sono rimasti tutti a casa davvero e la polizia passava per le case col termometro. Il campionato si è fermato quasi subito. La situazione è molto diversa rispetto all’Italia, però perchè in Italia il campionato era finito a Novembre. Adesso che è tutto a posto, hanno solo deciso di posticipare di 45 giorni l’inizio del nuovo. Sono in contatto con Mario Bortolazzi, secondo in Cina allo Shenzen, ora stanno tutti bene, a fine aprile si riparte”
CHIUSI DAVVERO. Nappi racconta: “I miei giocatori sono stati 55 giorni chiusi in casa, ma intendo proprio chiusi. Vi racconto questa: un mio amico cuoco che lavora in Cina ed ha la moglie udinese, è arrivato da Roma a Pechino con lei: li hanno prelevati, portati alla stazione in un vagone solo per loro, separato e con l’ambulanza fino ad una struttura statale dove hanno sigillato la porta e ce li hanno tenuti due settimane”
TAGLIO. Dice la sua anche sul taglio stipendi: “Dove sto io c’è poco da discutere. La squadra è dell’università di Pechino, che è controllata dal Governo. Questo ha deciso il taglio del 70% del mio stipendio fino a che non ripartiamo, non posso farci nulla”
ITALIA Secondo Nappi, non si può pensare di ripartire: “Credo che in Serie A si pensi a tutto tranne che ai calciatori, alla loro salute. Bisogna salvaguardarla e io penso che il campionato italiano non possa ripartire, non ci sono le condizioni. Agnelli e Lotito, che vogliono fare allenare la squadra, ci pensano? Siamo sicuri che i medici autorizzino la ripartenza? Secondo me no”