Una vecchia foto mostrata al vicepresidente nel corso di ‘Notte rossoverde’ a TRT fa tornare alla memoria antichi incroci sportivi
Crescere insieme, con un pallone fra i piedi sui campi di periferia e poi ritrovarsi anni dopo, su uno stesso campo, ma su due fronti opposti. Bomber di razza il primo, arbitro il secondo. E’ successo a due personaggi a loro modo simbolo della Terni pallonara, Riccardo Zampagna e Paolo Tagliavento.
L’ex arbitro, oggi vicepresidente della Ternana, ha raccontato la vicenda lunedì sera a TeleTerni al microfono del collega Ivano Mari, che gli ha mostrato una vecchia foto, quella che vedete anche voi in copertina e che compare all’interno del libro “Il calcio alla rovescia” scritto dallo stesso Zampagna con Mari.
TAGLIAVENTO CALCIATORE. Una foto a suo modo storica, che risale alla stagione 1984, quando entrambi tredicenni militavano nelle giovanili della Virgilio Maroso, storico club ternano. Con loro, in quella foto, a fianco del tecnico Attilio Tacconelli anche un altro futuro ex rossoverde, Mirko Trappetti e Luca Urbani (il portiere, ha poi giocato a lungo fino all’Eccellenza), oggi procuratore (lo fu anche di Zampagna).
“Avevo grande passione per il calcio giocato – racconta Tagliavento – ero una sorta di trequartista alla Giannini, di quelli che andavano di modo a quei tempi. Ero un po’ lento, ma dicevano che ero tecnico. Zampagna? Era più forte, ma quell’anno facemmo 14 gol a testa, vincemmo la coppa capocannoniere insieme. Io però segnavo spesso su punizione, lui su azione”
DIFFICOLTA’. Le strade di Tagliavento e Zampagna, calcisticamente parlando, si incrociano di nuovo 21 anni dopo: è il 18 dicembre 2005 si gioca Milan-Messina a San Siro. Il centravanti dei giallorossi è Zampagna, l’arbitro è Tagliavento: “Ci siamo incontrati nel sottopassaggio prima del match e abbiamo come per entrambi da quel campetto è partita la carriera”, ricorda
Zampagna uscì sconfitto dal campo (4-0 per il Milan) ma a suo modo vinse la sfida con Tagliavento: “Era difficilissimo tenerlo a tenerlo a bada – scherza l’ex arbitro – Purtroppo in quei 90 minuti la nostra amicizia contava poco: io dovevo far rispettare le regole e lui era restio a rispettarle”.