Editoriale post Hellas Verona-Cagliari
Un’altra debacle, un’altra colossale vergogna.
Il solito Cagliariche la domenica si dimentica di indossare la divisa da calciatore a favore di quella del Buon Samaritano.
E così, dopo Chievo Verona, Torino, Genoa, anche l’Hellas Verona, reduce da 3 sconfitte consecutive compresa l’umiliazione di Benevento, risorge e si rilancia clamorosamente nella lotta salvezza.
Giocatori che hanno assistito in maniera totalmente passiva, senza rispetto per i tifosi, per lo sport, per il nome, calpestando perfino la loro stessa dignità di professionisti. In diversi hanno oramai palesato la loro inidoneità per la massima serie, eppure ci si ostina nel loro utilizzo.
La domanda è lecita: cosa succede durante la settimana? Quali sono i discorsi che López pronuncia ai giocatori? Perché in conferenza si predica personalità, grinta, determinazione e poi in partita si vede puntualmente il contrario?
Nella vita ognuno di noi commette errori, fallisce in qualche maniera, ma l’umiltà è la qualità che ci consente di riconoscerli, soprattutto di imparare e crescere.
Qualcuno, purtroppo, ne è forse sprovvisto e non ha neppure la decenza di ammettere il proprio fallimento.
Il tempo e le scuse sono terminati e chi di dovere prenda in mano seriamente una situazione che degenera settimana dopo settimana e che potrebbe indecorosamente culminare con una retrocessione in serie B.
Le altre compagini, Spal, Crotone, ed ora pure il Verona, vogliono ancora correre, di onorare il loro campionato.
Il Cagliari edizione 2017-2018 pare invece non avere mai avuto questa voglia.
